Tristemente è ancora la prima causa di morte per la donna, infatti pur essendo riscontrabile anche nell’uomo si ha una netta prevalenza del gentil sesso (circa 99%). I fattori di rischio di questa malattia sono i seguenti:

  • Età (il tempo accentua il rischio)
  • Pregressa radioterapia toracica (specialmente prima dei 30 anni)
  • Pregresse mastopatie (specialmente microcalcificazioni)
  • Anamnesi patologica personale di neoplasia mammaria
  • Anamnesi familiare di neoplasia mammaria
  • Menarca precoce
  • Nulliparità
  • Mancato allattamento al seno
  • Prima gravidanza a termine dopo i 30 anni
  • Menopausa tardiva
  • Stile di vita: obesità, scarsa attività fisica, uso di alcool, elevato consumo di carboidrati e grassi saturi
  • Terapia ormonale sostitutiva
  • Fattori genetici: il 5-7% dei tumori mammari è legato a fattori ereditari
  • Mutazione di BRCA 1 e/o BRCA 2 (presenti nei 2/3 dei casi)
  • Mutazioni del gene ATM (Ataxia Telangiectasia Mutated ) o del gene CHEK2
  • Sindrome di Li-Fraumeni (mutazione di p53)
  • Sindrome di Cowden (mutazione del gene PTEN)
  • Altre sindromi: atassia-teleangectasia, sindrome di Peutz-Jeghers

Il tumore al seno è una malattia potenzialmente grave se non è individuata e curata per tempo. È dovuto alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne ed acquisiscono la capacità di staccarsi dal tessuto che le ha generate per invadere i tessuti circostanti e, col tempo, anche gli altri organi del corpo. In teoria si possono formare tumori da tutti i tipi di tessuti del seno, ma i più frequenti nascono dalle cellule ghiandolari (dai lobuli) o da quelle che formano la parete dei dotti. Senza entrare in merito a disquisizioni di carattere tecnico le forme si possono dividere in Invasive e non-invasive con le ovvie variazioni prognostiche. Le forme iniziali, generalmente di piccole dimensioni, sono quasi sempre asintomatiche e questo rende più complessa la diagnosi precoce che spesso è frutto dell’autopalpazione; ad oggi rappresenta la modalità di riscontro più frequente. Raramente può dare dolore, alterare il profilo mammario, retrarre in maniera anomala il capezzolo, generare aspetti di mastite (pelle “a buccia d’arancia” con aspetto congesto), produrre reazioni cutanee simil-eczematose in corrispondenza del complesso areola-capezzolo, generare dismorfie mammarie superficiali, presenza di secrezioni anomale dal capezzolo (in particolare ematiche),… Certamente i sintomi sono molteplici anche se indubbiamente complessi da “pesare” autonomamente, pertanto il consiglio è quello di interpellare lo specialista non appena se ne presenti l’esigenza anche perché il diagnosticare in maniera sollecita questa patologia permette di ottimizzare la prognosi e minimizzare il trauma chirurgico. Il chirurgo dopo la valutazione preliminare potrà disporre di varie metodiche diagnostiche che orchestrerà in maniera da raggiungere la diagnosi nel minor tempo possibile: Esami ematici con marcatori tumorali

  • Mammografia
  • Ecografia mammaria
  • TC-PET
  • Agoaspirato
  • Mammotome
  • RM mammaria