Con il termine neoplasia si intende la comparsa di una crescita di tessuto anomalo (variamente indifferenziato) nel contesto di un organo anatomicamente definito. Le forme intestinali sono relativamente frequenti e si ha una netta prevalenza a carico del grosso intestino, quelle del piccolo intestino sono tanto rare da considerarle casi eccezionali. Nel corso del tempo gli studiosi hanno cercato di comprendere quale fosse la motivazione per cui la distribuzione demografica vedesse picchi di incidenza in particolari contesti e si è giunti a definire una serie di esposizioni dannoso nella vita quotidiana, in particolare:

Alimentazione ad elevato tenore di lipidi
Stipsi
Alimentazione iper calorica
Limitazione del movimento
Contatto, specialmente prolungato, con alcune sostanze chimiche

Questi sono importanti ma non escludono i fattori ereditari che mostrano una stringere correlazione. La neoplasia intestinale, sviluppandosi in una cavità di ampie dimensioni quale l’addome, non evoca subito un quadro sintomatologico specifico; salvo eccezioni i pazienti si rivolgono al medico quando la malattia è già instaurata. Uno dei sintomi più allarmanti è la percezione di tracce ematiche nelle feci ma un ruolo parimenti importante lo possono avere il calo ponderale ingiustificato, l’alterazione alvina in senso stitico, diarroico od alterno (cicli stipsi/diarrea). Esistono oggi vari sistemi di screening disponibili in commercio che hanno permesso una diagnostica precoce con una netta riduzione dei casi intrattabili chirurgicamente; quelli che, ad oggi, mostrano un buon riscontro sono il test del sangue occulto fecale (FOBT) come anche la colonscopia se si presentano caratteristiche anamnestico-cliniche che lo richiedano. Una volta giunti alla diagnosi di neoplasia intestinale si deve ricorrere alla rimozione chirurgica che prevede l’asportazione del tratto intestinale interessato dalla malattia, l’asportazione dei linfonodi del meso corrispondente e la linfadenectomia loco-regionale non tanto per “inseguire” potenziali cellule sfuggite al controllo, quanto per fornire all’oncologo elementi sufficienti a condurre la sua fase è strategia terapeutica. Oggi l’affinamento di tecniche sempre più rispettose e l’impiego di presidi di ultima generazione consente di minimizzare il ricorso a stomie, transitorie o permanenti.